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Chi per la prima volta arriva ad Aviatico e volge lo sguardo attorno prova subito un senso di meraviglia e di stupore. Questo perché i suoi occhi si volgono al mirabile tessuto edilizio antico e moderno che forma un connubio maestoso.
Chi per la prima volta arriva ad Aviatico e volge lo sguardo attorno prova subito un senso di meraviglia e di stupore. Questo perché i suoi occhi si volgono al mirabile tessuto edilizio antico e moderno che forma un connubio maestoso; alle chiese che conservano stupende opere di pittura e scultura eseguite da geniali artisti del passato; alle ville, palazzi, condomini che possiedono strutture di alto valore architettonico; alla signorile ricettività alberghiera-pensione-caffè-bar-pasticceria capaci di soddisfare appieno ogni esigenza raffinata; ai negozi di vendita generi vari di alta qualità; alla possibilità di compiere gite di mirabile effetto; alla bellezza floreale che ha il dono di non conoscere stagioni. D'altronde il forestiero non può non chiedersi come ha fatto questo antico villaggio fondato in epoche che si perdono nel tempo, usato come transito e di abitazione di gente sconosciuta, ad inserirsi egregiamente tra i centri più rinomati di villeggiatura e turismo delle Prealpi Orobiche. Seguiamo i veri momenti di sviluppo del territorio dall'insediamento umano primitivo, con il fiorire poi dei templi del culto cristiano. Secondo alcuni storici le prime persone che arrivarono e si fermarono per alcuni lustri, furono dei selvaggi: era il periodo dell'età Paleostica superiore, ignote la razza e la provenienza. Altri scrissero che furono alcuni membri della tribù Cro-Magno, di passaggio, che trovarono il luogo ideale per il clima e la possibilità di vivere in modo isolato, innalzando delle baite di frasca sotto le fitte alberature del monte Poieto. Dormivano chiusi dentro le pelli di fiere uccise sul posto, si cibavano di animali sconosciuti che si aggiravano nelle località e raccoglievano frutti senza nome, trovati sugli alberi. Lo storico Plinio afferma che i primi abitanti di «Avium» furono alcuni discendenti di Cam, figlio di Noè, chiamati anticamente Liguri, che arrivarono nella isolata località in epoche che si perdono nella notte dei tempi. A conferma della sua convinzione scrisse più volte che il primitivo villaggio ebbe il nome di «Avis» che nell'idioma comune dei Liguri significava uccello rapace che viveva nel luogo.
Attraverso i secoli il territorio di Aviatico subì invasioni e dominazioni disastrose: la prima occupazione fu di un gruppo di Celti appartenenti alla tribù grecalmente chiamata Orobia. Dopo aver occupato il borgo di Parra (Bèrgheim), essendo usi a vivere nelle foreste dei monti, abbandonarono anni dopo la vasta località di Bergamo e si sparsero nelle foreste esistenti in vari punti delle montagne della Valle Seriana. L'isolamento del villaggio di Aviatico durò fino a quando le truppe romane non invasero questa zona Lombarda, dominio prima dei Galli stabilitisi in Valle Seriana e poi dei Cenomani; popolazioni quest'ultime che non avevano mutato gli usi ed i costumi dei pochi abitanti del villaggio. Riguardo all'etimologia, gli storici sono alquanto discordi tra di loro: mentre il Reginone nel suo «Cronistorum de' Bèrgheim» è propenso a credere che il nome provenga dal passaggio di sconosciuti, quindi «Aviutum» che in celtico significava «viator-transit», lo storico Belotti invece crede che il nome derivi da «Avillius», illustre personaggio romano o da «Avis», come disse Plinio, uccello rapace che si era stanziato nel luogo. Attraverso i secoli la vita dei miseri abitanti non ebbe a registrare fatti di rilievo: questo perché abituati a condurre un'esistenza isolata, la gente ignorava quello che avveniva in altre comunità sparse sull'altipiano. Anche quando nel 973, Ottone II, imperatore di Germania e re d'Italia concesse tutta la Valle Seriana a Mons. Gregori, Vescovo di Bergamo, nel villaggio la vita continuò a svolgersi normale come se nulla fosse avvenuto. Fu solo al tramonto del 999 che si ebbe una spaccatura nei nuclei familiari: ciò perché un gruppo di vandali di passaggio allo scopo di trovare il terreno adatto alle rapine, divulgò la voce che il mondo sull'alba del mille si sarebbe disciolto nel nulla. A quel pronosticato cataclisma i componenti di alcune famiglie presi da atroce panico abbandonarono le loro rustiche dimore e dopo aver vagato sgomenti nei boschi dei monti posti a levante, si nascosero entro oscuri antri della Ruina (ora Cornagera). Vi rimasero terrorizzati per alcuni tempi: poi passato il mille senza la «fine del mondo» pronosticata, pochi fuggitivi ritornarono ai loro saccheggiati tuguri; gli altri si orientarono verso la parte bassa e fondarono i primi centri di Ama, Amora e Ganda. La vita del villaggio di Aviatico ebbe poi un radicale miglioramento in ogni campo. Venne tagliata in più parti la fitta selva esistente sui fianchi dei monti; varie estensioni di terreno ricoperte di miasmi furono bonificate e rese coltivabili; i sentieri del centro e della periferia furono trasformati in mulattiere; sorsero sui dossi nuove baite in legno ed al centro della serpeggiante comunità fu innalzata una rustica edicola che venne dedicata alla «Madre del Signore». Inoltre tra il 1173 e 1175 si ebbe nel luogo un sensibile aumento di abitanti fissi: questo perché alcune famiglie del borgo di Selvino non gradendo il deliberato del reggente Gherardo Grigis di sottomettere il territorio da lui amministrato alla giurisdizione del Borgo S. Antonio di Bergamo, abbandonarono le loro casupole sorgenti sul fianco del monte Perizio (ora Purito) ed andarono ad occupare le baite usate da nomadi in transito. Non passarono molti anni ed ecco il villaggio sottoposto a ferro e fuoco da orde di predatori che dalla Valle Brembana si portavano nella Valle Seriana; il fatto più crudele avvenne il 22 giugno 1185 quando arrivò nel luogo un gruppo di pirati. Non avendo ottenuto da quella povera gente quanto da essi preteso, presero in ostaggio alcune giovani donne, obbligandole a seguirli nel loro cammino. Immediata fu la reazione della popolazione che organizzatasi, passando attraverso il Monte Poieto ingaggiò una battaglia con i pirati nella Selva della Forca liberando le donne e costringendo i rapitori a rifugiarsi nella tenebrosa Valle di Gru. Da sempre la prosperità di un centro abitato inizia con la costruzione di strade di collegamento. Ciò avvenne per il borgo di Selvino quando verso il 1200 il direttivo di quella comunità decise di costruire un'ampia viabile che sfiorando i fianchi del Monte Cornagera, passava per Aviatico, Trafficanti, Cornalba, Serina e giungeva nella Valle Brembana centrale. Inoltre per agevolare il commercio tra la Valle Seriana e la Valle Brembana, soprattutto le carovane che trasportavano speciali prodotti ricavati dalle miniere di Dossena (non esistendo i ponti di Sedrina dovevano usare pericolosi tratti per arrivare alla città di Bergamo) furono costruite sul versante seriano due importanti vie: una che dal versante a levante del monte Podona arrivava alla borgata di Nembro; l'altra che partiva dal monte Purito sfiorava i monti Nigromo e Cereto, o Tre Croci, e giungeva alle sorgenti del Rio Rè di Albino. Queste strade furono usate anche da personaggi illustri, tra i quali i pittori Giancarlo Cavagna di Santa Croce, Cristoforo Baschenis di Averara, Enea Talpino di Salmeggia e la figlia Chiara, quando si portarono nella città di Bergamo e nei borghi della Valle Seriana per dipingere nei santuari, nelle chiese e nei palazzi nobiliari. Di fronte a questa preziosa opera di collegamento i responsabili diAviatico non restarono indifferenti: chiesero ed ottennero di inserirsi in quelle ramificazioni viarie di notevole importanza.
Nel tempo si ebbero nelle località altri avvenimenti turbolenti: dapprima gruppi di barbari di passaggio seminarono rapine, distruzione, morte. Poi, dato che molti abitanti del luogo erano di parte guelfa, avvennero nella zona frequenti scontri sanguinosi. Queste lotte di faida fomentate dall'odio e da rancori durarono letali sino a quando una colonna di persone partita da Bergamo e guidata dai padri Oprandino di Cene e Luigi di Scalve, attraversarono a piedi nudi tutti i centri abitati della Valle Seriana implorando pace e perdono. Chi fece però fiorire con appropriate prediche 1'amore fraterno tra la popolazione in lotta, fu S. Bernardino da Siena che visitò nel 1415 i vari centri abitati dei monti e del piano.Terminate le tragiche guerre di faida tra le fazioni ghibelline che difendevano a proprio vantaggio la remota dominazione feudale e quelle guelfe che legate alla libertà di pensiero e di lavoro difendevano con la morte i propri ideali, ne sorse un'altra più letale: succeduta quando i reggenti della borgata di Selvino tentarono di sottomettere il territorio di Aviatico sotto la loro giurisdizione amministrativa. Furono cruenti quelle guerre, tanto che molte case del luogo rimasero lesionate e sul pianoro posto in alto, i morti ed i feriti coprivano per largo raggio il campo di battaglia. Dopo quella tragica lotta in cui restò ucciso il comandante Antonio Cantulus (ai giorni nostri il luogo si chiama Cantul) il capo della comunità di Aviatico, allo scopo di prevenire e difendersi da pericolose invasioni di gruppi armati, fece erigere sul colle Bastia (Botto), posto nei pressi di Ama, una turrita roccaforte dotata di strumenti bellici di efficace potenza. Con la disfatta di Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, tutta la Valle Seriana entrò a far parte della Curia di Bergamo. Siccome il Vescovo Ambrogio non poteva governare di persona in tutti i centri abitati, designava in qualità di feudo persone capaci scelte nei luoghi dando il titolo di capitano, conte, valvassore, questo a seconda dell'importanza della località da amministrare. Nel borgo di Aviatico venne designato col titolo di Valvassore certo Antonio Dentella. Con la nomina di questo reggente avveniva nel luogo un palese malcontento: questo perché i parenti del nuovo capo godevano di eccessivi benefici. Più tardi il Valvassore Dentella per sedare moti di rivolta chiese ed ottenne di entrare a far parte della «Grande Comunità di Albino» istituita da persone di elevata competenza giuridica, quando questo paese della Valle Seriana si emancipò dalla giurisdizione della Curia di Bergamo. Sotto la garante tutela della federazione Albinese il borgo di Aviatico ebbe finalmente uno spiraglio di tranquillità: in questo clima sereno gli abitanti aumentarono di numero ed il tessuto edilizio germogliò in più parti. L'attività agricola migliorò con proficui raccolti; ebbe vigoroso impulso 1'armentizia, e la lana ricavata dalle pecore allevate in loco era portata a dorso di mulo alle fiorenti industrie laniere di Vertova e Valgandino. Anche nel settore della zootecnia ci fu un forte incremento della razza montana; furono costruite varie baracche di legno per il ricovero delle mandrie. Per migliorare i rapporti commerciali con i centri comunitari della Valle Brembana venne costruita un'ampia mulattiera che giungendo nelle vicinanze del villaggio di Rigosa, si inseriva con la viabile che arrivava a Bracca. Inoltre a ringraziamento della situazione fu innalzato un tempio in sostituzione della secolare edicola Madre del Signore, tempio che venne messo sotto il patrocinio di «San Giovanni Battista»: poi a ricordo della vittoria ottenuta da alcuni padri di famiglia il 22 giugno 1185 contro un gruppo di pirati che avevano sequestrato varie giovani donne del villaggio, fu innalzata nelle vicinanze della Forca una cappella dedicata alla “Madre Buon Consiglio”.Nel 1427 essendo risorto nel luogo il turbolente governo delle signorie col proposito d’instaurare l’antico dominio imperioso, I consoli reggenti il paese di Aviatico si presentarono a Gerolamo Contarini, provveditore della Repubblica di S. Marco a Bergamo, facendo formale richiesta di sudditanza. Questo perchè stanchi di lotte sanguinose e di succube sottomissione ai potenti che terrorizzavano gli abitanti con angherie, privazioni e distruzioni, volevamo che il paese avesse un’esistenza pacifica, indipendente. Sotto la Repubblica di Venezia si ebbe nella località un periodo particolarmente tranquillo. Disgraziatamente nel 1543 Francesco Sforza animato dal desiderio di grandezza ideò di aggregare la Bergamasca al ducato di Milano: inviò nella Valle Seriana un forte esercito al comando di Bartolomeo Colleoni Le disposizioni impartite dallo Sforza furono così drastiche che I centri abitati sparsi sui monti ed al piano della vallata, caddero nel caos più disastroso. I saccheggi e le devastazioni assunsero un aspetto così drammatico che il reggente la Serenissima di Bergamo mandò in aiuto alla martoriata popolazione numerose truppe sotto la guida del maggiore Ludovico Malvezzi. Dopo penosi giorni di cruenta lotta gli squadroni del condottiero Bartolomeo Colleoni e del nipote capitano Gasparini obbligarono le schiere armate veneziane che avevano occupato alcuni centri importanti dei monti e delle vallate, a ripiegare sconfitte verso Bergamo. Anni dopo quando lo stratega Colleoni, abbandonata la vana gloria della supremazia e della ventura, divenne capo dell'esercito della Repubblica di S. Marco, col valore dei soldati e la sua consolidata astuzia militare seppe far recuperare alla Serenissima l'alto prestigio che egli stesso aveva in precedenza fatto decadere. Ritornata dopo un lungo periodo di turbamento nella borgata di Aviatico la tranquillità tanto auspicata, gli abitanti si dedicarono ai lavori agricoli ed all'armentizia: alla ristrutturazione del tessuto edilizio antico ed alla erezione di nuovi edifici in stile moderno; alla costruzione di strade carrabili al posto delle mulattiere, diventate disagevoli; alla ricerca di sorgenti d'acqua potabile per l'alimentazione e quella sorgiva per far abbeverare bovini, ovini, caprini e pecore. Inoltre venne ampliata totalmente la chiesa di San Giovanni Battista che si presentava angusta a ricevere i fedeli ch'erano aumentati ed a metà strada tra il piazzale di Cantul e la fortezza del Botto,a ricordo della terribile battaglia del 26 maggio 1344, venne elevato un grande crocifisso in legno scolpito da un celebre artista del tempo. Aviatico dopo secoli di barbare invasioni, cruenti guerre di predominio, letali lotte fratricide, carestie e contagi, superato il 1600 poté finalmente guardare con fiducia all'avvenire che si presentava fulgido di benessere, tranquillità e prosperità. Mentre tutto procedeva verso una prospettiva radiosa, nel 1630 le milizie dei Lanzichenecchi scesero in Italia in occasione della guerra di secessione di Mantova e seminarono nella bergamasca il fatale morbo della peste. La terribile notizia procurò sgomento alla popolazione di Aviatico: alcuni abitanti allo scopo di fuggire alla malattia salirono e si rifugiarono, come avvenne sull'alba del mille, nelle forre della Cornagera (alcuni decenni or sono furono trovate nei profondi canaloni delle spoglie unanimi risalenti, secondo alcuni studiosi, a quel tempo) ; i vecchi e gli ammalati rimasero sul posto sorretti dalla speranza in Dio. Cessato dopo mesi il timore del malefico contagio, i 28 scampati (i deceduti per la ferale malattia furono 21) a ringraziamento dello scampato pericolo edificarono nelle vicinanze del crinale della Costa un rustico santuario che fu messo a lavori terminati, sotto la protezione di S. Rocco. Inoltre per evitare di sotterrare i morti della peste com'era d'uso a quel tempo, per gli altri vari morti, nelle vicinanze della chiesa di San Giovanni Battista, venne costruito vicino al tempio di S. Rocco, un piccolo cimitero. Con l'avvento di Napoleone Bonaparte avvenuto nel 1796, gli abitanti di Aviatico si divisero in due correnti; l'una col desiderio di grandi innovazioni salutò con gioia i nuovi emblemi di governo; l'altra, memore delle dolorose vicissitudini subite in simili mutamenti di potere, assistette con palese sofferenza alla fine della Repubblica di S. Marco. Sotto la giurisdizione napoleonica la vita della comunità restò cautamente calma, ma quando un'ordinanza del comando francese di Bergamo ventilò l'idea di chiudere nei giorni feriali il tempio di San Giovanni Battista perché, secondo alcuni delatori si riunivano nella sacrestia dei giovani intenzionati di progettare delle sommosse contro il dominio napoleonico, il comandante militare francese di Bergamo mandò sul posto uno squadrone di cavalleria con l'ordine tassativo di soffocare nel sangue qualunque atto di rivolta. Appena un gruppo di armati arrivò nel paese, per prima rappresaglia distrussero diverse case d'abitazione e poi si portò nella Val Canale presso la baita del contadino Giuseppe Acerbis: qui, secondo informazioni avute in precedenza, avrebbero trovato nascosti diversi giovani riottosi. Poi sempre secondo voci dei soliti delatori, perquisirono il vecchio stabile di Tonio Dolci che sorgeva poco distante dalla chiesa di San Giovanni Battista: non avendo trovato prima nel sacro luogo del tempio delle opere d'arte da esportare, come avevano fatto varie volte nelle chiese del comune di Albino, erano sicuri di trovare celati in angoli oscuri nella rustica casa, dei tesori religiosi di alto valore. Quando nel 1815 i centri abitati della bergamasca passarono sotto il dominio austriaco, la popolazione di Aviatico fece buon viso alla nuova forma di governo: questo sistema fu adottato per non incorrere a dolorose situazioni. Purtroppo il cauto intendimento non diede quanto sperato: infatti sotto l'oppressione delle truppe austriache gli abitanti ne soffrirono le conseguenze. Molti giovani del luogo, avviliti, entrarono a far parte della «Guardia Mobile Bergamasca» ed affiancati da ardimentosi provenienti da altri paesi della valle, guidati dai fratelli Bronzetti, occuparono l'importante polveriera del galgario e distrussero varie caserme delle truppe austriache che sorgevano in punti importanti a Bergamo. Inoltre con indomito coraggio gli eroici giovani di Aviatico sostennero furiosi combattimenti contro le truppe del Maresciallo Radetzky, durante le «Cinque giornate di Milano».
Quando nella mattina del 5 giugno 1850 i Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi liberarono la Lombardia dal giogo straniero, la popolazione di Aviatico con spirito di coscienza nazionale salutò con esultanza la ritornata libertà nel pensiero e nel lavoro. Da quel momento l'esistenza degli abitanti iniziò caratterizzata di lodevoli iniziative nell'agricoltura con la semina di frumento, melicone e patate; nella floricultura i vecchi alberi furono rasi al suolo e sostituiti con altri di primo germoglio; il tessuto edilizio cadente fu ristrutturato a nuovo mantenendo il tipico stile antico; sorsero nuovi edifici moderni, come quello eretto più tardi dalla famiglia Testa di Albino che si presentava nel suo grazioso aspetto come una villa-castello tirolese. Inoltre per i seguaci di Diana vennero innalzati paretai in vari punti della vasta località e grandiosi roccoli sul crinale della Forca, al vertice del Forcellino ed in Val di Gru. Nel settore del culto cristiano la chiesa di San Giovanni Battista ebbe notevoli miglioramenti nel fabbricato ed il luogo sacro fu affrescato con mistica armonia di colori e dotato di eccellenti dipinti e statue eseguiti da celebri artisti. Anche il tempio di San Rocco, lasciato per molti anni abbandonato, fu ristrutturato completamente a nuovo, affrescato con colori adatti all'edificio di preghiera ed arricchito di opere di alto valore ascetico. La tribulina Madre Buon Consiglio che sorgeva nelle vicinanze del crinale della Forca, considerata dagli abitanti preziosa fonte di celeste aiuto, fu ingrandita, affrescata in ogni parte all'interno fu deposto al centro un pregevole quadro raffigurante la Madre Buon Consiglio, eseguito da un valente pittore del tempo, ed ai lati furono dipinte mistiche figure di santi. Ai giorni nostri l'antico paese di Aviatico data l'eccellente posizione orografica, il clima temperato d'estate e mite d'inverno, la signorile ricettività alberghiera e gli esercizi pubblici di squisita gustosità; i vari negozi ricchi di svariati articoli assai qualificati, durante l'inverno i campi innevati della Val Canale-Botto di Cantul e Monte Poieto che sono in quel periodo il paradiso degli amanti dello sport sciistico, il roccioso gruppo dolomitico della Cornagera che rappresenta l'eden dei rocciatori e dei turisti, le vestigia ed i preziosi tesori d'arte religiosa esistenti nelle chiese e la possibilità di belle gite in mezzo alla natura incontaminata, si è votato a stazione climatica.
Non poteva altrimenti in quanto mancando nel luogo qualsiasi possibilità occupazionale (negli anni passati molti abitanti hanno cercato lavoro in Francia-Belgio-Germania e Svizzera) era logico che mettesse a profitto le doti naturali fornite dall'ambiente, così l'ameno paese che è riuscito a conservare egregiamente la tipica impronta dei secoli passati, ha acquisito concetti nuovi in ogni campo. La località ch'era decenni or sono molto isolata, grazie alle nuove strade che provengono dalla Valle Seriana e Valle Brembana, ha la possibilità di collegamento rapido con tutti i paesi della bergamasca.
Per le gite non c'è che l'imbarazzo della scelta: vi è l'emozionante crinale della Costa dal quale si può ammirare una stupenda coreografia di valle e monti che brillano di colori fosforescenti. Non si possono ignorare le colline di Plaz che si affacciano sui paesi di Rigosa e Trafficanti: tra il canto di fauna avicola d'ogni specie, in mezzo a meravigliosi fiori silvestri che ornano verdi declivi, la flora dalla veste antica ed i tenebrosi angoli che mutano colore ad ogni passo come avviene in certe scene di teatro, si prova un'estasi di sogno. Per una gita più impegnativa, usando la vecchia mulattiera o la strada costruita di recente si arriva alla sommità della Forca (in passato il vertice era il paradiso dei cacciatori) e salire al verticedel Forcellíno dove nel silenzio che par provenga dal tempo della creazione del mondo, davanti ai ruderi della bianca baita nota in passato come «casa degli spiriti» si prova un fremito a fior di pelle ed il pensiero vola agli anni passati quando il tipico roccolo era la gioia dei seguaci di Diana. Vi è poi il poggio del monte Poieto: qui nell'incanto della natura e nella possibilità di ammirare stimolanti visioni panoramiche, si è compresi di una gioiosa estasi. Non si può ignorare il monumentale gruppo dolomitico della Cornagera che con le sue pareti di 5° grado è un'ambita palestra degli appassionati dell'ascensione.
Dopo la vicaria di Selvino la più importante chiesa che si trova sull'altopiano delle Prealpi Orobiche è la parrocchia del capoluogo di Aviatico. Proviene da un'edicola costruita verso il 1290 dedicata alla Madre del Signore e si erge sopra un ampio promontorio esistente al centro del serpeggiante paese. Anche questa chiesa che è sotto la protezione di San Giovanni Battista ha avuto attraverso i secoli vari rifacimenti: la struttura più importante avvenne quando si staccò dalla giurisdizione ecclesiastica dalla pieve di Nembro e fece parte della vicaria di Selvino. Nel luogo sacro affrescato con delicata armonia di colori si possono ammirare un quadro rappresentante «San Franceso d'Assisi» attribuito al famoso ritrattista Gíovan Battista Moroni di Bondo d'Albino; quello del «Battesimo di Gesù» Dipinto nel 1730 dall'estroso artista Giuseppe Orelli di Locarno; due eccellenti dipinti del famoso pittore Antonio Cífrondi di Clusone; un magnifico dipinto del celebre artista Querena e la pala d'altare del pittore Giuseppe Battista Paganessi di Vertova, allievo del grande maestro Ponziano Loverini di Gandino. Inoltre di recente il restauratore d'arte religiosa Evenzío Zappettini di Bergamo, mentre lavorava a dare forma e vigore ai colori, agli affreschi e dipinti di vecchia data, scoprì una preziosa tela eseguita dal mistico artista Pietro Gualdi, detto Oldrini, datata 1700. Inoltre nell'ambiente sacro vi è una statua dì alto pregio dello scultore Alessandro Cappuccini di Albino e attorno al Fonte battesimale fa spicco un'antica inferriata artisticamente lavorata.
Il tempio di San Rocco si erge poco lontano dal cimitero, al cospetto del crinale della Costa. La sua costruzione viene fatta risalire al 1632 in ottemperanza al voto fatto dagli scampati alla peste del 1630. É stato ampliato decenni or sono con architetture moderne: è lindo, solitario, mistico. Affrescato con mirabili colori adatti all'ambiente, vi si possono ammirare, pregiate figure di angeli e santi di squisita fattura artistica ed un eccellente quadro dipinto dall'estroso pittore Antonio Cifrondi di Clusone.
In alto, al vertice del monte Poieto sorge il tempio dedicato alla «Madonna della Neve» o «Madonna di Poieto»: la cappella appare tipica e denota la caratteristica dei tempi d'alta montagna.
In merito a personaggi illustri che nacquero o soggiornarono nella località e che diedero lustro ad Aviatico si ebbero attraverso i secoli rappresentanti validi nella pittura e nella scultura, nel sacerdozio e nell'insegnamento. È bene evidenziare infine che nel territorio rientrano la Cornagera ed il Monte Poieto, due suggestivi punti di riferimento per i rocciatori amanti della montagna vera.
Raggiungibile in auto.
Pagina aggiornata il 22/11/2024