Omaggio a Giacomo Manzoni detto "Manzu'"

Il ritratto è stato definitivamente collocato in teca sotto il portico nei pressi della casa che lo ospitò negli anni giovanili

Data:

19 dicembre 2023

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Quando il giovane Manzù soggiornava ad Aviatico

e si riposava sulla panca di pietra

 

Nella casetta poco lontano della chiesina di SAN ROCCO DI AVIATICO, lungo la stretta viuzza che un tempo faceva parte della rete di vie dette VIA MERCATORUM”, una panchina di pietra attende silenziosa il ritorno della bella sragione.

 

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Qui, ad Aviatico, su questa panchina, amava trascorrere ore serene di silenzioso riposo un personaggio oggi famoso in tutto il mondo, ma che in quegli anni lontani, nel 1934, era solo uno sconosciuto artista di 26 anni amante della montagna: Giacomo Manzoni, detto in dialetto bergamasco, MANZU’.

 

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La casa in Aviatico presa in affitto in cui soggiornava Manzù con il balcone e a sinistra la finestra  della camera da letto. A pian terreno si intravvede la panchina su cui Manzù soleva sedersi nei tersi pomeriggi estivi.

Vi era salito quell’estate in viaggio di nozze con la fresca sposa Tina. Era in cerca di una stanza in affitto per il mese di Agosto. Aveva trovato calore e ospitalità nella casa di Teresina Carrara, che lì abitava con il marito Battista e le figlie piccole. Manzu’ ne fu talmente conquistato da proseguire la permanenza per altri sette o otto anni. Crescita la famiglia decise di spostarsi in cima Aviatico, in casa della Petronilla, mamma di Edrisio, Caterina e Samuele.

Uomo dolce e dimesso, riservato e quasi timido, trascorreva il tempo eseguendo schizzi sulla carta gialla del formaggio. Oppure, nei giorni della fienagione, si mischiava ai contadini sul pendio e giocava con i bambini a nascondino, tra i mucchi di fieno.

 

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Cartolina d’epoca di Aviatico, con la Via Mercatorum che conduceva alla chiesetta di San Rocco e Trafficanti. Segnata con una freccia si vede la casa presa in affitto in cui soggiornava Manzu’.

 

 

 

 

Manzu’ conosceva bene la vita semplice di chi è abituato a tirare la cinghia, Per questo divideva senza nessun timore la stessa cucina con la signora Teresina a turni (prima cenava una famiglia e poi l’altra). La sera era d’obbligo la recita del rosario, alla quale Manzu’ non mancava mai, come pure alle funzioni della sera in chiesa. La domenica Manzu’ stesso preparava la polenta per tutti.

 

Testo tratto dal libro “MANZU’ E AVIATICO UN UNICO CUORE”, scritto dalla nostra poetessa e scrittice Aurora Cantini, edito da Silele Edizioni.

 

Pagina aggiornata il 22/11/2024